|
La
strategia di Tsipras
Tutta colpa dell’austerità
Se la strategia di
Tsipras è quella di dire che la democrazia è contraria all’Unione europea,
non si metterà a rischio la sola Unione europea, ma anche la democrazia
stessa. Ora che corroborato dal sostegno popolare,il
governo di Atene si sente autorizzato a fare la voce grossa con la Commissione, il
Fondo monetario e la Bce,
l’uscita dall’euro è un’ipotesi plausibile. Escludete che l’Unione possa
mostrarsi più morbida nei confronti di Atene di quanto sia stata finora. Per
cui se l’obiettivo di Atene per restare nell’euro è quello di vedersi
azzerare il debito, escludetelo, se non altro perché Irlanda, Portogallo,
Spagna hanno pure dovuto pure sforzarsi di arginarlo. Per cui la grande
vittoria di Tsipras nel referendum è l’ultimo passo compiuto nel vicolo cieco.
Abbatti il muro che ti ritrovi alle spalle e sei fuori
dalla moneta unica. Il premio Nobel Paul Krugmann sostiene che ci può
essere benissimo, vita fuori dall’euro. Ovvio che
c’è, ad esempio l’Ucraina adotta la “grivnia”, Atene potrebbe creare un’area
comune con la grivnia. Come escludere che nel giro di tre, cinque anni, la Grecia abbandonata la
morta gora dell’euro non si risollevi in tutto il suo splendore? Sarà
sicuramente così, lo dicono tutti gli economisti più prestigiosi,
professoroni e premi Nobel Paolo Savona e Stigliz. Quando mai gli economisti
sbagliano le loro previsioni? Non si comprende allora perché Tsipras esiti
tanto. Ad esempio poteva porre un quesito referendario più netto, “volete
restare nell’euro o volete uscirne” in modo che il popolo greco nella sua
performance democratica fosse ancora più deciso nel consigliare la direzione
da prendere. Purtroppo, anche Tsipras si rende conto che per quanto l’euro
sia deprimente, il sistema insopportabile ed i partner continentali degli
incapaci, prima che la Grecia
si rimetta in piedi con la nuova economia del brillante ministro Varoufakis,
uno che vanta titoli economici superiori di quelli di molti suoi colleghi di
Bruxelles, la crisi sarà terrificante. I contanti verranno a mancare, il
lavoro pure, gli stipendi non saranno pagati, le aspettative mortificate ad
ogni livello. Solo i più forti ed i più determinati sapranno superare questa
fase cruciale della vita greca fuori dall’euro. Gli
altri soccomberanno e lo sanno come il pensionato in lacrime davanti alla sua
banca. Bisognerà attraversare la rovina per risorgere e chi può mai dirlo che
la nuova Grecia libera dalle catene dell’Europa, si affiderà al democratico
Tsipras piuttosto che del suo ministro della Difesa, Panagiolis Kammenos, uno
che ha già evocato i carri armati nelle strade? E poi mica
bisogna necessariamente fermarsi ai “Greci indipendenti” di Kammenos, c’è
anche “Alba dorata” pronta a guidare la transizione. Speriamo che sia finito
il tempo di tutte questi colpi ad effetto e Tsipras
trovi un accordo con Bruxelles. Nessuno in Europa vuole affamare la Grecia, vorrebbero solo
vedere una minima disponibilità alle riforme. Irlandesi, portoghesi spagnoli
le hanno fatte e le cose vanno meglio. Loro ad Atene continuano ad andare in
pensioni a 50 anni e a lamentarsi dell’austerità.
Roma, 6 Luglio 2015
|
|